Il tizio dalla testa a melanzana che vedete in foto è uno splendido esempio di alieno conosciuto con il nome di: veg(etari)anus-fanaticus. Naturalmente, non si tratta di un vero alieno: in realtà, è un normalissimo e imperfettissimo essere umano sotto mentite spoglie. Ciò che questi sedicenti alieni credono di possedere in più rispetto a noi miseri bipedi dal cranio sferico, è la risposta alla domanda delle domande: l'uomo è “biologicamente” adatto a mangiare solo vegetali, oppure può mangiare anche carne? Nel loro furore mistico-ascetico-trascendentale, costoro finiscono sempre per mischiare questioni etiche, chimiche, economiche, in un calderone di luoghi comuni, informazione rabberciate e altra robaccia, generando una confusione tale che nemmeno Mary Poppins riuscirebbe a metterci una pezza (e il brutto è che a questi sedicenti alieni non puoi nemmeno cantargli “basta un poco di zucchero e la pillola va giù”, sennò si offendono e ti infamano, visto che per loro una zolletta di zucchero è più velenosa della Kryptonite per Superman). Inutile dire che l'atteggiamento di questi esaltatissimi vegefolli fa schifo. E attenzione: non ho detto che fa schifo la loro scelta alimentare (che condivido appieno, a certe condizioni). Ho detto che fa schifo il loro atteggiamento di superiorità, la loro pretesa di aver aperto gli occhi, di aver capito cose importantissime che altri poveri gonzi (come me) non hanno capito. Ma di questo, così come di qualsiasi altra considerazione di tipo etico, economico, politico etc, parlerò in futuri articoli. Ora mi occuperò di trattare l'argomento “mangiare carne” dal punto di vista esclusivamente “biologico” (altro termine su cui sarebbe da discutere).
Prima di entrare nel vivo della questione, sono doverose alcune premesse:
- Il termine “onnivoro” può significare "tutto e il contrario di tutto". Pertanto, a mio parere, è del tutto inutile domandarsi: “L'uomo è onnivoro”? L'unica scelta sensata, dunque, è utilizzare parole e frasi del tutto inequivocabili: se dico “carne”, o “mangiare carne”, dico qualcosa di ben preciso, non soggetto a interpretazione. Se dico “onnivoro”, invece, si finisce in un inutile caos di interpretazioni, come evidenziato qui.
- Per la stesura di quest'articolo mi sono avvalso di varie fonti. Stabiliamo quindi cos'è una fonte. Una fonte di informazione deve essere attendibile, altrimenti non è una fonte. Cito da Wikipedia:
Basandosi il moderno metodo scientifico sulla ricerca e la revisione paritaria, sono definite fonti le pubblicazioni scientifiche, includendo in queste gli articoli apparsi su riviste scientifiche, i manuali, i libri di testo, i rapporti di organizzazioni scientifiche o governative.
Qualcuno obietterà che scienziati prezzolati potrebbero non dire il vero e mentire di proposito per favorire gli interessi economici della multinazionale di turno. Ciò è possibile, senza dubbio, ma in fondo all'articolo spiegherò perché è illogico pensare che la scienza menta sulle questioni alimentari per puri scopi economici (ovvero, esattamente ciò che pensano molti vege-complottari).
Certo, le fonti da sole non bastano. Bisogna anche usare la logica (anch'essa grande amica dell'imparzialità, e nemica giurata di esaltati vari) per arrivare a certe conclusioni e poter scrivere un articolo decente come questo.
Andiamo quindi al nocciolo della faccenda. L'uomo può mangiare carne? Andiamo ancora più a fondo. L'uomo è biologicamente adatto a mangiare carne? Andiamo ancora più a fondo. L'uomo è biologicamente adatto a mangiare carne, come lo è un leone? E se non lo fosse, allora è adatto a mangiare vegetali come un cervo? Iniziamo da uno dei must delle invettive vegane e vegetariane: l'apparato digerente. Ho trovato un interessante studio sull'argomento. Il prof. Carlo Consiglio, dichiara apertamente di essere vegetariano (tanto per tranquillizzare il solito veg(etari)ano afflitto da manie di persecuzione di matrice complottista). Invito tutti a leggere la pagina linkata con attenzione, da cima a fondo, e poi tornare qui. Bene, avete letto? Proviamo a riassumere i tratti salienti.
È da tempo noto che gli animali carnivori, la cui dieta è più ricca, hanno il tratto gastrointestinale più corto di quello degli animali che si nutrono di piante, che hanno bisogno di una digestione più elaborata.Nella seguente tabella Henneberg et al. [1998] confrontano il rapporto tra lunghezza intestinale e lunghezza corporea e tra superficie gastrointestinale e superficie corporea di diverse specie; ne risulta che l'uomo si trova in posizione intermedia tra carnivori e animali che si nutrono di piante per quanto riguarda la superficie gastrointestinale, e addirittura tra i carnivori per la lunghezza intestinale.
Chivers & Hladik [1980, 1984] hanno calcolato per diverse specie coefficienti di differenziamento dell'intestino, consistenti in rapporti tra le superfici di stomaco+cieco+colon e dell'intestino tenue. Infatti essi argomentano che l'intestino tenue, essendo principalmente deputato all'assorbimento, è più sviluppato nei carnivori, mentre stomaco e cieco formano potenziali camere di fermentazione, necessarie ai folivori. I valori di tali coefficienti inferiori a 0.2 denotano carnivoria esclusiva, e quelli al di sopra di 3.0 folivoria esclusiva. I frugivori hanno valori intorno a 1.0. […] Sussman [1987] osserva che gli umani attuali, studiati con lo stesso metodo, mostrano un coefficiente da 0.37 a 1.15, con la media di 0.62, pertanto andrebbero considerati come frugivori, leggermente spostati verso i carnivori. Maclarnon et al. [1986] hanno calcolato la superficie di quattro sezioni (stomaco, intestino tenue, cieco e colon) di 80 specie di Mammiferi, tra cui 48 Primati, nonché degli indici che rappresentano il grado in cui la superficie di ciascuna sezione si allontana da quanto atteso, tenendo conto della statura, ritenendo che tale allontanamento sia dovuto alla dieta e non alle dimensioni corporee. […] L'uomo (n. 42) si trova tra i carnivori (che gli AA. chiamano faunivori), seppure in posizione confinante con i frugivori. Conclusioni dello studio L'uomo si è evoluto in modo da trovarsi in una situazione intermedia tra quella caratteristica della carnivoria e quella caratteristica della frugivoria; ma la struttura fondamentale del colon è rimasta quella di un animale non carnivoro.
In definitiva, da questo studio emerge che l'uomo si è evoluto, adattandosi all'ambiente circostante, come mangiatore anche di carne, benché sia tendenzialmente non carnivoro, similmente a uno scimpanzé che può mangiare anche carne (e che, in effetti, mangia anche carne, come vedremo nel seguito dell'articolo). L'uomo, dunque, ribadiamolo, può mangiare anche carne, ma non è certo “specializzato” a nutrirsi di carne come un leone. In altre parole, si è dimostrato che il nostro apparato digerente non indica una condizione sufficiente per affermare che l’alimentazione debba essere solo a base di vegetali. Soffermiamoci ora su questo importante termine: “specializzato”. Un leone è specializzato a mangiare carne per una serie di ragioni: caratteristiche dell'apparato digerente, dentatura, mandibola etc. Per le stesse ragioni, una mucca è specializzata a mangiare vegetali, così molti altri erbivori ruminanti che hanno ben quattro stomaci per poter far fronte a una digestione particolarmente elaborata. E l'uomo? Azzardando un paragone con alcuni primati (paragone che, peraltro, i vegesauri non perdono occasione di tirare in causa, chissà perché), troveremo che l'uomo e lo scimpanzè hanno in comune il 98% delle sequenze nucleotidiche del DNA mitocondriale, cioè un metabolismo molto simile. Molti vegeconvinti a questo punto sbattono il pugno sul tavolo ed esultano: “Ecco! Visto? L'uomo è come lo scimpanzé! Mangia solo vegetali!”. Falso. Jane Goodall, nota per la sua ricerca (durata 40 anni) sulla vita sociale e familiare degli scimpanzé, afferma:
Gli scimpanzé sono onnivori e mangiano non soltanto frutta, noci, semi, fiori, foglie ecc, ma anche molti tipi di insetti e la carne di mammiferi di media taglia che essi cacciano. Gli scimpanzé, come gli esseri umani, sono capaci di vivere in una gran varietà di habitat, diversamente dall’orango o dal gorilla che in natura hanno diete più specializzate. Inoltre, questi nostri cuginetti pelosi sono degli abili cacciatori.
Sempre sul sito della Goodall leggiamo:
Jane osservò proprio l’atto della caccia, quando un gruppo di scimpanzé attaccò e mangiò un colobus rosso che si era arrampicato su un albero. I cacciatori si occuparono di chiudere qualsiasi via d’uscita all’animale, mentre uno scimpanzé adolescente salì lentamente dietro la preda per catturarla. Gli altri maschi immediatamente saltarono su per dividersi le parti della carcassa con grande eccitazione.Il cacciatore, avendo avuto successo, spartisce parte della preda con gli altri e si conoscono diversi tipi di comportamento di richiesta di cibo per tentare di riceverne un pezzo. La maggior parte della preda viene mangiata, incluso il cervello.
Naturalmente, la carne costituisce solo una piccola fetta della dieta dello scimpanzé: non superiore al 2%, secondo la Goodall. Ma questo 2% è più che sufficiente a sfatare il mito secondo cui noi, come gli scimpanzé, non saremmo "biologicamente adatti" a mangiare carne. Inoltre, permettetemi di ipotizzare che se lo scimpanzé avesse la capacità (come ce l'ha l'uomo) di prepararsi un gustoso pollo al forno, allora quel 2% subirebbe un sostanziale incremento. E qui tocchiamo un altro argomento tanto caro ai nostri vegetocrati: “L'uomo sfrutta il suo intelletto per andare contro natura! Altrimenti non caccerebbe animali! Infatti l'uomo non ha artigli, zanne e la potenza fisica di un leone o di un orso! Quindi la natura imporrebbe all'uomo di non cacciare animali (e di conseguenze non avrebbe bisogno di cuocerli per mangiarli!), ma di usare le mani per cogliere vegetali!”
Ci sono così tante stupidaggini in questa affermazione che non saprei da dove iniziare. Vado a caso: 1) Non è detto che l'uomo debba avere la velocità di un ghepardo per correre dietro a una gazzella, gli artigli per ghermirla e le zanne per dilaniarla, poiché esistono prede più piccole e “manipolabili” che l'uomo potrebbe cacciare e mangiare anche senza ricorrere al suo kattivissimo e innauralissimo intelletto. 2) Benché forse i vegesaltati non siano abituati a farlo, esistono numerosi animali che - pensa un po'! - utilizzano il loro intelletto per procacciarsi il cibo! Pensiamo alla lontra: questo simpatico animaletto ha capito che utilizzando una pietra può rompere il guscio di un ostrica e mangiare il mollusco. E' chiaro che Madre Natura non ha dotato la lontra degli strumenti anatomici adatti a rompere il guscio di un'ostrica (avete mai visto le zampe di una lontra?), quindi, secondo vegedeliranti, la lontra, andrebbe contro natura?
![]() |
Vegepazzoidi, state lontani da me o vi spacco la testa col mio sasso! |
Quello della lontra non è certo l'unica caso. Guardate questo corvo che utilizza un bastoncino per procurarsi il cibo:
Mi sembra abbastanza chiaro che la Natura non scomunicherà i corvi, le lontre, e moltissimi altri animali, perché hanno utilizzato il loro naturalissimo cervello per superare i loro limiti fisici e/o adottare tecniche di caccia per riempirsi la pancia. Anzi, è stata proprio la Natura a "suggerire" a questi animali tutti i migliori stratagemmi per sopravvivere. Così come ha suggerito all'uomo di procacciarsi il cibo anche cacciando e cuocendo i cibi. Si potrà obiettare che l'uomo, a differenza degli animali, sfrutta l'intelletto non solo per fini consoni alla propria natura, ma anche per arrecare danno a se stesso (fumando sigarette, eccedendo nell'alcool, mangiando tonnellate di schifezze...) o al pianeta in genere (provocando inquinamento etc). Ma questa considerazione ha ben poco a che fare con il mangiare carne, per un semplice motivo: fumare una sigaretta non porta alcun vantaggio alla nostra salute, mangiare una fettina di carne invece sì (nutrimento).
Torniamo ora al discorso della “specializzazione”. Abbiamo detto che alcuni animali sono più specializzati di altri nel mangiare carne o vegetali. Un leone è più specializzato di un uomo o di uno scimpanzé nel mangiare carne. Su questo non ci piove. Ma perfino il termine “specializzato” non è così netto come potrebbe sembrare. Eccone un chiaro esempio. Proprio così: il cervo, quel nobile animale erbivoro, mangia anche carne all'occorrenza. Certo ne mangerà pochissima, ma comunque la mangia per integrare la sua dieta, quando ne ha bisogno. Allo stesso modo, è possibile osservare gatti che mangiano l'erba: alcuni ricercatori ritengano che i gatti abbiano bisogno di alcuni enzimi e nutrienti che si trovano nelle piante verdi e che questi contribuiscano a formare un sistema naturale di pulizia dello stomaco grazie alle fibre contenuti nelle piante.
Queste considerazioni sono di fondamentale importanza per comprendere che generalmente NON ESISTE UNA COMPATIBILITA' BIOLOGICA ASSOLUTA fra animali (incluso l'uomo) e un determinato tipo di cibo, e se anche tale compatibilità esistesse solo per alcune specie, non è certo questo il caso dell'uomo. Su questo tema, che fornisce l'autentica chiave di lettura di tutto, torneremo in fondo all'articolo. Arrivati a questo punto, ripassiamo la parola al Vegeinkazzato di turno: “D'accordo, ma allora mi spieghi perché è stato ormai scientificamente dimostrato che mangiare carne è causa di moltissime malattie, cancro al conon in primis?” Risposta: non è stato dimostrato un cazzo di quello che dici. Ciò che è stato dimostrato è che eccedere nel consumo di carne fa male. Come qualsiasi elemento venga introdotto nel nostro corpo: perfino l'acqua potrebbe ucciderci se ne abusassimo. In breve: la dose fa il veleno. Vegeinferocito: “No!!! Bere poca acqua non fa male, mentre mangiare carne fa male sempre! Se ne mangi poca, fa male poco, se ne mangi tanta fa male tanto, come una sigaretta!!!!!!!” Stronzate. Tralasciando il ridicolo esempio della sigaretta (già spiegato prima il perché), vediamo di fare un po' di chiarezza.
Tanto per cominciare, non tutta la carne è uguale. Un conto è la carne del pollo e del maiale che allevo nella stalla sotto casa, un conto è la carne del pollo e del maiale che compro al supermercato sotto casa. Se eccedessi nel consumo degli alimenti rientranti nel secondo caso, infatti, andrei certamente incontro a una serie di problemi di salute che non derivano dalla carne in sé, ma da tutto ciò che l'uomo fa per rendere la carne fruibile sulla grande distribuzione, ovvero: 1) Le sostanze, più o meno lecite (anche a seconda della “bontà” della legislazione nazionale di riferimento), che vengono impiegate negli allevamenti per stimolare la crescita degli animali, impedire il diffondersi di malattie (dovute proprio al fatto che negli allevamenti industriali gli animali vivono in ambienti molto ritrestt), etc. Per avere un quadro della situazione, leggete quest'ottimo articolo. 2) I conservanti (come nitriti e nitrati) che l'uomo impiega per aumentare la conservazione della carne. Per saperne di più, qui. Senza ora addentrarci in un esame etico, economico, politico e sociale riguardante la moralità, la necessità e/o la convenienza dei trattamenti ad opera dell'uomo sulla carne o sui vegetali, rimane il fatto che tali trattamenti non hanno nulla a che fare con l'alimento in sé.
Rivolgendosi a prodotti bio o, meglio ancora, provvedendo autonomamente a coltivare quanto necessario e/o ad allevare animali in proprio (sempre nei limiti del proprio fabbisogno alimentare), il problema malattie verrebbe scongiurato: a quel punto rimarrebbe solo da seguire una buona dieta, che fornisca un apporto equilibrato di nutrienti al nostro organismo.
Ma allora, esattamente, quanta carne possiamo mangiare? In linea di massima, nel bilanciare il consumo di carni, dovremmo propendere per le carni bianche, o meglio ancora per il pesce, poiché le carni rosse hanno un carico di colesterolo e grassi saturi più alto rispetto a quello delle carni bianche e del pesce. Perché non bisogna esagerare con i grassi saturi? Qui trovate un articolo dettagliato sull'argomento. Abbiamo poi il caso delle carni lavorare (insaccati, mortadella, prosciutto...), che sarebbero da limitare il più possibile o da eliminare in tronco. Esistono inoltre recenti studi che hanno individuato in uno specifico zucchero il possibile responsabile della cancerogenicità attribuita ad alcune carni rosse (manzo, maiale e agnello), ma è ancora tutto da verificare. In dettaglio: il World Cancer Research Fund (WCRF) e l’American Institute for Cancer Research sottolineano che il consumo medio settimanale di carne rossa allevata industrialmente non dovrebbe superare i 300gr, con punte massime di 500gr a settimana. Se la carne rossa derivasse da animali allevati in proprio, risultando quindi priva di conservanti e robacce varie legate all'allevamento industriale, il discorso cambierebbe e le dosi ottimali sarebbero probabilmente più alte, ma non bisognerebbe comunque eccedere nel consumo (come per qualsiasi alimento, animale o vegetale: abusarne comporta dei danni), come spiegato qui. Inoltre, sarebbe meglio limitare le carni rosse in attesa che proseguano gli studi cui ho accennato alla fine del paragrafo precedente. Riguardo gli insaccati, invece, il parere del WCRF è molto chiaro: andrebbero banditi dalla tavola, o comunque limitati a un consumo occasionale, soprattutto per via dei procedimenti particolarmente elaborati e non salutari necessari alla loro conservazione, che però non dovrebbero riguardare alcuni prodotti DOP e gli alimenti in vendita in alcuni salumifici artigianali (per essere certi, bisognerebbe verificare volta per volta). Bisogna inoltre porre grande attenzione al modo in cui si cuoce la carne. Per maggiori dettagli vi rimando a questo articolo: vi consiglio caldamente di leggerlo e rileggerlo. Abbiamo visto quali sono le dosi di carne rossa che, secondo gli studi attuali, sono in grado di nutrirci senza provocare alcun danno alla nostra salute, fermo restando che non bisognerà abusare nemmeno di quella bianca, soprattutto se derivante da allevamenti industriali. Il tipico vegesaltato a questo punto è già saltato sul tavolo urlando: “Ecco, vedi? Non ti dicono di non mangiare carne, ti dicono solo di mangiarne poca!!!! Quindi...” Quindi...c'è il KOMPLOTTO.
![]() |
Un tipico scienziato |
E' noto infatti che molti vegetariani a vegani siano parenti stretti dei complottisti più incarogniti (caso strano!). Costoro mettono davanti il fatto che la "scienza ufficiale" (quei kattivoni pilotati dai rettiliani o chissà da chi) si guardano bene dal dire che la carne fa male, anteponendo questioni di profitto e potere alla loro etica professionale. Peccato che le cose stiano esattamente all'opposto. La scienza ufficiale afferma che mangiare più di 500 grammi a settimana di carne rossa (quella del supermercato, ricordiamo) comporta danni certi e gravi alla nostra salute. Stesso dicasi per il consumo regolare di insaccati ricchi di conservanti. Ora, sapete quanta carne si mangia nel nostro evolutissimo occidente? Un italiano medio consuma circa 90kg di carne l'anno. I numeri degli americani, degli inglesi, dei francesi etc sono molto simili. Bene, 90kg all'anno sono in media quasi 2Kg di carne a settimana, che probabilmente comprenderà in larga parte anche insaccati. Le conseguenze mi sembrano ovvie: se la stragrande maggioranza degli occidentali seguisse alla lettera i consigli dei medici, consumando le dosi e le tipologie di carne non nocive per la nostra salute, l'industria della carne (e tutto l'impero che vi è connesso) andrebbe a farsi fottere in men che non si dica, così come moltissime malattie connesse al suo consumo.
Beh, per essere “tirapiedi” di grandi multinazionali e magnati della Impero Carnivoro, questi medici del WCRF (e tutti quelli che affermano cose simili) sono proprio dei gran cazzoni! Ma come, invece di urlare: “Signori, mangiate pure 2kg di carne a settimana, mangiate pure insaccati, mangiare pure la merda, tanto non vi farà niente!”, ci vengono a dire di mangiare solo un paio di fettine a settimana ed eliminare la stragrende maggioranza di prosciutti, salami, pancette etc in commercio? Ma che stronzi! Ma se anche questi scienziati si adoperassero per demonizzare nel modo più assoluto il consumo di carne di qualsiasi tipo, quale risultato otterrebbero? Vi risulta che da quando hanno iniziato a scrivere sui pacchetti di sigarette il monito “Nuoce gravemente alla salute” il consumo di sigarette sia sceso a picco? Sono ragionamenti a dir poco banali. Ma il tipico vegegano-complottaro proprio non ci arriva.
Evoluzione e adattamento, questi sconosciuti
Purtroppo io vivo in città, non dispongo di un orto né di una stalla dove allevare animali. Per cui mi arrangio come meglio posso. Mangio poca carne (certo non più delle dosi settimanali consigliate) e quando posso compro frutta e verdura fresca. Adoro legumi e cereali. Se vivessi in campagna, a avessi la possibilità di nutrirmi di soli vegetali, cosa farei? Non ne ho idea. E non è importante. Mi piacerebbe piuttosto sapere cosa consiglierebbe il Vegeilluminato di turno a una comunità di individui che vivono a 1000mt di quota, alle pendici di una montagna, dove le coltivazioni possibili sono ridotte all'osso per via del clima. Una volta chiarito che la carne, consumata nelle giuste dosi, non arreca alcun danno alla salute (nessun cibo provoca danni se consumato nelle giuste dosi), che cosa dovrebbero fare questi poveri montanari? Morire di fame per non uccidere animali? Ah giusto: potrebbero scendere in pianura o in “città” e comprare i vegetali. Ma se non avessero i danari o i mezzi per spostarsi? Oppure, se non volessero spostarsi? E' chiaro che dovrebbero adattarsi, nutrendosi di ciò che gli offre l'ambiente circostante. E siamo arrivati dunque alla parola chiave: ADATTAMENTO. Ogni essere vivente possiede la capacità di adattarsi all'ambiente in cui si trova. Esistono perfino animali che cambiano sesso per adattarsi all'ambiente che li circonda. Per quale ragione non dovrebbe avvenire lo stesso quando si parla di cibo? Abbiamo visto che perfino un cervo, all'occorrenza, mangia carne. Questo dimostra che l'evoluzione di ogni forma di vita (animale o vegetale) ripudia l'assoluto. Il concetto di assoluto è relegato a leggi naturali che l'intelletto umano ha individuato e “codificato” nell'ambito delle scienze fisiche, chimiche, matematiche... Assoluto è: 2+2=4. Assoluta è la costante di gravitazione universale. Ma queste leggi sono "strumenti" della vita, che è la base dell'essere. Il tipico vegano, invece, pare invertire i ruoli: la vita sarebbe asservita a certe leggi assolute individuate dall'uomo. Il che, mi spiace per tutti i vegecrociati, è semplicemente ASSURDO. Ma questo forse è un discorso troppo complesso per vegecomplottari e affini.
I cagnolini
Vi sarà certamente capitato di avere a che fare con ominidi convinti del fatto che chi non mangia carne è condannato a diventare bianco come un lenzuolo, magro come un cadavere in decomposizione etc. Benché il loro numero sia in diminuzione, questi poveri ignoranti sono ancora molto diffusi. Sono abbastanza innocui, ma in genere anche fra costoro si nascondono imbecilli che si divertono a prendere per il culo chi mangia vegetariano o vegano (a prescindere dal fatto che si tratti di un vegetariano fanatico/ignorante o di uno che sa il fatto suo) vomitandogli addosso le solite fanfaluche sul fatto che "ki mangia karne è + forte e kazzuto!!!!!!!!!!!". A volte potrebbero reagire così di fronte a un vegesaltato, nel qual caso potreste godere di un ottimo effetto stereo: due coglioni che si insultano a vicenda sciorinando puttanate di prima scelta. In generale, questi karnivori konvinti vanno solo congedati con una sana pacca sulle spalle. Come fareste con una vecchietta che vi consiglia di appendere alla porta di casa una scopa rovesciata per tenere lontane le streghe. Se poi dovessero diventare violenti o offensivi, invitateli a una cena di carne: li ammansirete come cagnolini che hanno ottenuto il loro agognato osso.
Conclusioni
Una sana dieta vegetariana o vegana è senz'altro molto più salutare della dieta sregolata e “viziata” seguita dall'occidentale medio (e a breve il problema non riguarderà solo gli occidentali), ma ciò non significa che la dieta vegana e vegetariana sia l'unica dieta salutare. Una dieta che comprenda la giusta dose di carne, specie se ottenuta da animali allevati in proprio, risulterà altrettanto salutare. Considerazioni di tipo etico, economico, sociale, etc non hanno nulla a che vedere con questo discorso. Punto. Per riassumere:
- L'uomo deve mangiare carne per sopravvivere in salute? Falso, la carne può essere sostituita dai vegetali.
- L'uomo deve mangiare vegetali per sopravvivere in salute? Vero, per via delle proprietà dei vegetali, non sostituibili dalla carne.
- L'uomo può mangiare carne? Vero, per i motivi esposti in questo articolo.
- L'uomo può abusare di carne? Falso, l'uomo non può abusare di nessun alimento.
- L'uomo può abusare di vegetali? Falso, l'uomo non può abusare di nessun alimento.
Vi ricordo infine che questo articolo vuole essere solo un invito all'approfondimento: vi esorto a focalizzare l'attenzione sul problema dell'alimentazione, spesso trascurato o trattato con imperdonabile leggerezza.. Se pensate abbia scritto stronzate, vi prego di farmelo notare. Stesso dicasi se volete aggiungere qualcosa di interessante e costruttivo.
La mia analisi comunque non si conclude qui: tornerò sull'argomento con ulteriori elementi su cui sto ragionando da diverso tempo.
Nessun commento:
Posta un commento