venerdì 15 gennaio 2016

Per dipingere una vita grande, ci vuole una grande Bellezza


In una famosa scena del film La Grande Bellezza, Jep Gambardella dice a Ramona che è stato Bello non fare l'amore con lei. Ramona ribatte che è stato Bello volersi bene.

Ricky, nel film American Beauty, ha scoperto la Bellezza in una busta trascinata dal vento:



Oscar Wilde così si esprime:
La Bellezza non può essere interrogata: regna per diritto divino.

Anche Giulio Mozzi, editor letterario e blogger, parla di Bellezza:
Quando mi domandano che cosa cerco nelle opere inedite che quotidianamente scarico, leggo, scorro, scarto (e rarissimamente salvo per una lettura più approfondita, terminata la quale quasi sempre le scarterò), io rispondo: la bellezza. E tutti, dico tutti, quando dico questo, mi guardano straniti. La bellezza, eh sì. Mica l’aderenza a un genere letterario, o a una visione del mondo, o a una certa idea di letteratura, o alle esigenze del mercato (che, sia detto una volta per tutte: se le soddisfa da sé, le sue esigenze, senza che le case editrici possano farci nulla), o alla presenza di tutti i meccanismi narrativi giusti al posto giusto, o alla natura più o meno “di ricerca” o “sperimentale” delle opere, e così via: no, m’importa della bellezza, a me, e che in un’opera ci sia della bellezza me lo dice il mio corpo, semplicemente, perché per finir di leggere un’opera faccio tardi la notte o ci ho voglia di svegliarmi presto la mattina o mi dimentico di scendere alla stazione giusta (leggo molto in treno). Il mio corpo può sbagliarsi, ovvio. Ma se non mi fido di lui, di chi mi fido? [Qui l'articolo di riferimento]

E ancora:
La bellezza (che, ripeto: non è argomentabile ma è testimoniabile) c’è o non c’è. E c’è, si vede che c’è, se c’è, anche in un’opera non finita, anche in un’opera claudicante dal punto di vista tecnico, anche in un’opera di scarsa applicabilità. Allora magari l’editore può lavorare con l’autore per portare quell’opera a maggiore finitura tecnica; può lavorare con la grafica e la promozione per metterne in evidenza l’applicabilità; ma il nucleo di bellezza che in quell’opera c’è, preesiste a tutto questo lavoro e non ne è toccato. [Qui l'articolo di riferimento]
E infine:
Sono convinto che un giudizio di valore non sia argomentabile. Posso dire perché un’opera mi sembra interessante, o nuova, o intelligente, o divertente, o commovente, o eccetera; ma, alla fin fine, a dire “sì” o “no” è il mio corpo (che mi fa leggere fino in fondo oppure no; che mi fa rileggere oppure no). [Qui l'articolo di riferimento]
Vediamo di capirci qualcosa, prima che qualcuno mi accusi di aver infestato internet con l'ennesima nube d'aria fritta.
Soffermiamoci per ora sulle opere dell'uomo (in particolare, le opere letterarie), tralasciando la natura. A mio parere, il concetto di Bellezza non ha nulla a che fare con quello di Qualità:  in alcuni casi, per un puro gioco del caso (o del Fato, o di Dio, per chi ci crede), Bellezza e Qualità possono convivere nella medesima opera. In altri, possono mancare entrambe.
Ad esempio, io considero Cinquanta sfumature di Grigio un'opera priva di Qualità e Bellezza. Attenzione però. Mentre il parere sulla Bellezza rimane mio e solo mio, il giudizio sulla Qualità riguarda soltanto le attuali regole e convenzioni della narrativa, della retorica, dell'originalità, profondità, intelligenza e via discorrendo: tutti elementi valutabili, di volta in volta, attraverso parametri oggettivi (anche se non possiamo parlare di vera e propria oggettività, come nel caso delle scienze matematiche...ma tornerò sull'argomento in un post apposito).
Sebbene gli editori a volte abbiano puntato su pubblicazioni qualitativamente superiori ad altre (senza porsi il problema della Bellezza), è capitato che queste ultime abbiano segnato l'immaginario, non le prime. E' accaduto quindi che opere di alta Qualità non abbiano lasciato alcuna traccia nella storia della letteratura, poiché evidentemente la maggior parte delle persone non vi ha trovato Bellezza.

La Bellezza è dunque un concetto puramente soggettivo, relegato alle impressioni del singolo, oppure possiamo quantificare la Bellezza di un'opera prendendo in esame il giudizio dei più?
A mio parere, la domanda non ha senso. Il fatto che un romanzo venga considerato Bello dai più, significa soltanto che più persone - e dunque, più soggettività - lo hanno ritenuto Bello. Tutto qui. Se un romanzo è ritenuto bello da Tizio, ma brutto da Caio, e poi quel romanzo diventa un best-seller, non significa che Tizio aveva ragione, mentre Caio aveva torto. Significa solo che Caio ha avuto un'impressione diversa dalla maggioranza (e il motivo è irrilevante, oltre che inspiegabile). Dunque, quando si parla di Bellezza ritengo che nessuno abbia ragione o torto, né d'altra parte si può parlare di “Ragione Collettiva”: in questi casi io preferisco parlare di Concordia.

Per Concordia non intendo altro che un comunanza di percezioni, o più semplicemente, un legame tra più individui. Si potrà poi discutere sulla natura di tale legame (accidentale, predestinato, magico, divino, meraviglioso...come volete), ma non è questo il punto. Parliamo, in ogni caso, di un vincolo che trascende la ragione (che si occupa della Qualità), poiché riguarda la sola sfera della soggettività (che invece si occupa della Bellezza). Molti artisti si sono meravigliati di fronte all'inspiegabile successo riscosso da opere (a loro parere) prive di Bellezza, e forse anche di Qualità: in quei casi, potrebbe essersi verificata una Concordia di soggettività (altre spiegazioni potrebbero essere: condizionamenti operati dagli agenti del mercato, difetto di giudizio dell'autore riguardo l'effettiva Qualità della propria opera, ammesso che il pubblico fosse in cerca di Qualità).  

Andiamo ora un po' più a fondo. Di Bellezza hanno parlato (sotto varie forme e con diversi termini) filosofi, politici, artisti... Io darò una mia interpretazione, senza assillarvi con citazioni intellettualoidi, analisi eziologiche e altra roba inadatta all'anno 2016 (e anche a me).

Il famoso di più (non il giornale). 

Il comportamento umano, come scritto nella presentazione del blog, mi provoca spesso un moto di repulsione (ovviamente parlo anche di me). L'uomo è ossessionato dal desiderio di avere di più: più ragione, più soldi, più potere, più sesso, più fama... Questa dipendenza ci distoglie dalla ricerca del Bello: in definitiva, finiamo per dedicare tutto il Tempo di cui disponiamo ad assecondare la fame insaziabile della nostra Volontà (come ha brillantemente inteso Schopenhauer).
La ricerca della Bellezza, dunque, non ha nulla a che fare con la nostra atavica Volontà di vivere, che si traduce poi nel bisogno spasmodico di ottenere sempre altro, generando un ciclo infinito di insoddisfazione. Tuttavia, interessarsi alla Bellezza non significa annientare la nostra Volontà (sarebbe innaturale), ma semplicemente affiancarla, concedendo una parte del nostro Tempo alla ricerca di qualcosa di non misurabile (la nostra Volontà, infatti, deve pur sempre accontentarsi di soldi, potere, fama...tutte cose misurabili), qualcosa che ci permetta, anche solo per un attimo, di squarciare il Velo di Maya, o di incontrare Dio (se ci credete), o di percepire - non capire - il nostro peso nel mondo.

Attenzione, quando parlo di Bellezza, non parlo necessariamente di emozioni. L'effetto di cui parlo non è altro che un incontro con la Bellezza: può avverarsi di fronte a un sasso, a un uccello morto, all'aurora boreale, a un dialogo di Pulp Fiction, a un romanzo di Fabio Volo o a un sonetto di Petrarca. L'emozione, invece, può essere facilmente manipolata, costruita, progettata. Un'opera come Twilight può emozionare, poiché oggi qualcuno ha capito come plasmare (e forse perfino creare) le emozioni della massa: ciò significa che la massa ha insegnato a quel tizio come promuovere un'opera di quel genere, e che lui a sua volta ha influenzato la massa promuovendo quell'opera. E' un processo in continuo divenire. Domandarsi come avviene, o come è iniziato, non ci porterà mai a nulla: sarebbe come chiedersi se è nato prima l'uovo o la gallina. 
Occorre quindi fare una distinzione tra: Qualità letteraria, Valore di mercato, e Bellezza. I libri di Fabio Volo, nell'odierno contesto italiano, hanno senza dubbio un rilevante Valore di mercato, pur non essendo opere di Qualità (per chi l'avesse dimenticato, ho già fornito una breve definizione di Qualità all'inizio del post). La percezione della Bellezza rimarrà invece del tutto soggettiva: qualcuno potrebbe scorgere Bellezza in Fabio Volo, ma non in Pirandello.


Bellezza e Uroboro

Personalmente, sono una persona profondamente malata di Noia. Pertanto, mi capita (assai di rado) di vedere Bellezza in tutto ciò che non mi annoia. Ad esempio, trovo che alcuni aspetti della quotidianità (la mia quotidianità, fatta di tante “piccole cose” certo differenti da quelle che riguardano i rimanenti 7,38 miliardi di abitanti della Terra) siano molto Belli, poiché non mi annoiano mai. La Bellezza infatti, a differenza di tutto ciò che brama la Volontà, non è misurabile, non è consumabile, e dunque non può mai annoiare.
La maggior parte dei libri letti in vita mia (penso almeno il 90%) mi ha annoiato. Dunque, non li reputo Belli. E potete parlarmi di tutti gli stratagemmi letterari che volete, potete applicare tutte le regole e regolette della narrativa, della retorica, della neuronarratologia, etc. Rimane il fatto incontestabile che in alcune opere, pur con i loro difetti di Qualità, io ho trovato Bellezza. Potrei rileggere quelle storie fino a memorizzarne ogni parola, senza mai annoiarmi (parlo soprattutto dei romanzi di Michael Ende). 
In altre opere, i cui autori ed editor hanno applicato (o credono di aver applicato) con “maestria” le attuali, gigapediche, stratodontiche, infallimentari Tecniche della narrativa (che, tra le altre cose, dovrebbero insegnare proprio come non annoiare il lettore), mi sono invece annoiato molto. Posso affermare che fossero opere di Qualità, questo sì, ma non che fossero opere Belle. 
Purtroppo, essendo la Bellezza piuttosto rara (non credo che sia rara perché “di solito si dice così”, lo dico perché per me è così), devo spesso accontentarmi di sfamare la mia Volontà, acquistando oggetti, provando esperienze forti, viaggiando per il mondo, o leggendo (dall'inizio alla fine, argh...) romanzi di Qualità, che però non reputo Belli.

Per farvi meglio comprendere il mio punto di vista, proverò a fare un esempio banale. La Bellezza, per me, funziona così: 

Perché mi piace quel fiore? 
Perché è bello.
Perché è bello?
Perché mi piace. 

Si può anche ribaltare:

Perché quel fiore è bello?
Perché mi piace.
Perché mi piace?
Perché è bello.

L'Auryn. Mi pare abbastanza chiaro, no? 

Potrebbe destare confusione l'accostamento tra Bellezza e Piacere, me ne rendo conto. Vi prego pertanto di intendere il termine "piacere" come semplice causa ed effetto di un vostro incontro con la Bellezza (anche perché non saprei quali altri termini utilizzare per definire la "sensazione umana" legata a tale incontro). Troveremo quindi che, così come non esiste un punto in cui inizia o finisce un Uroboro, allo stesso modo non esiste un punto in cui nasce o finisce il Bello. 
La Bellezza viene da un solo punto e da tutti i punti del cerchio insieme. Viene da Dio, dall'assoluto, dall'infinito, ditelo come vi pare. Ed è proprio come Dio, come l'assoluto, come l'infinito: tutta roba non quantificabile, senza prove, misure, inafferrabile per noi miseri esseri finiti. Roba non umana, insomma, di cui però ci piace tanto parlare.

Il post serio è finito, ma non è escluso che ne scriverò altri. 
Da domani si torna alle cazzate, all'ironia da quattro soldi e alle chiacchiere di qualità decisamente altalenante. Spero che qualcuno le trovi Belle, ma in fondo non importa: tra uno sprazzo e l'altro di Bellezza, io cerco solo di non annoiarmi. 

4 commenti:

  1. Diceva Voltaire che se chiedi a un rospo cos'è la bellezza ti risponderà che è la femmina del rospo.

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  2. In effetti ero indeciso se pubblicare proprio questa famosa citazione, perfetta dimostrazione di come la Bellezza sia un'esperienza del tutto soggettiva. Il rospo, però, a differenza nostra, non è consapevole del suo ego (almeno credo, in caso contrario ne uscirebbe un bel "what if...?").
    Ciò significa che gli umani non solo sono in grado di percepire la Bellezza, proprio come il rospo, ma anche di testimoniarla, o perfino di crearla, attraverso le opere d'arte.

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  3. Credo che dovresti dedicarti alla saggistica. Seriamente. E in effetti anch'io ho incontrato la bellezza dentro al satanarchibugiardinfernalcolico grog di magog. Smetti di far polemica e scrivi roba così, che è bella.

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  4. Ti ringrazio per il consiglio. Il libro che hai citato è tra i miei preferiti di sempre. Riguardo le polemiche, penso che per un bel po' me ne starò buono, soprattutto nei confronti del Duca. E anche nei confronti di chi (ingenuamente) mi consiglia uno psicanalista (Daniele Imperi). In fondo non vale la pena sprecare Tempo così.

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