mercoledì 25 novembre 2015

Mi sbrilluccico d'immenso (ovvero il fantastiko regno dei lekkakulo assatanati)

Quale miglior schifezza per iniziare? Devo premettere che, nonostante nella pagina di presentazione del blog non ne abbia fatto menzione, questo sito si occuperà in larga parte di letteratura e di tutto ciò che (purtroppo) vi ruota attorno, ovvero: blog letterari illetterati, sedicenti guru di narratologia, imbrattacarte che si reputano novelli Tolstoj, e compagnia bella. Iniziamo dunque con quella che senza dubbio può essere considerata una delle più grandi pesti letterarie degli anni zero (sarebbero gli anni dal 2000 in poi), una fra le piaghe cul-turali più infestanti da quando l'uomo ha inventato il marketing, o meglio, il marchétte-think, ovvero quel sistema di tecniche diaboliche fondate sull'esercizio indiscriminato del "do ut des", arte prediletta dai leccaculo assatanati. 

In quest'articolo noteremo come l'applicazione di tale tecniche consenta di accumulare (anche in breve tempo) degli ammassi di sterco tali da sminuire l'opera di una legione di virus intestinali. In effetti, la parola "virus" è particolarmente adatta, poiché la stragrande maggioranza dei blog letterari (anche chiamati lit-blog) si è diffusa in rete come una vera e propria pandemia da cui è difficile salvarsi.
Del resto, non c'è da stupirsi: qualsiasi articoletto online che spiega come avere millemila visite al giorno sul proprio blog e altrettanti laic su féisbuc, non farà che ripetere a pappagallo ciò che è stato scritto in precedenza da altri riguardo le utilissime (su questo non ci piove) tecniche per essere indicizzati dai motori di ricerca, creare un vasto seguito di lettori e via dicendo, il cui scopo finale è quello di ottenere un cazzutissimo blog virale. Il bello è che allo stesso tempo tutti consigliano di scrivere articoli di qualità, perché, attenzione, nessuna tecnica di marcheting, nessuna raccomandazione, nessun miracolo potrà salvare il vostro sito se non pubblicate contenuti di qualità! Inutile dire che nella stragrande maggioranza dei casi non accade nulla del genere, per il semplice fatto che la qualità, quella vera, richiede un notevole impiego di risorse - tempo, studio, fatica, passione... - che i più non vogliono o non possono impiegare.

La massima espressione del tipico blog virale

Ma forse sto generalizzando: il mio obettivo era concentrarmi sul fenomeno dei lit-blog, quindi meglio circoscrivere il campo. Dunque, cosa sarebbe un lit-blog? Anche se molti credono di conoscere bene la risposta, è meglio fare un piccolo riassunto. In teoria, si tratta di un sito gestito da un tizio che:
  • Si ritiene esperto in materie letterarie, perché ha letto molti romanzi (a prescindere dalla qualità degli stessi) e/o è laureato in lettere e/o ha frequentato corsi di scrittura.
  • Ritiene che altri siano interessati alle sue opinioni in ambito letterario
  • Probabilmente ha scritto delle opere (da lui ritenute valide) e vuole sfruttare il blog per promuoverle, credendo che il fatto di aver letto molti romanzi, o di avere una laurea in lettere, o di aver frequentato un corso di scrittura, siano condizioni sufficienti a trasformare un pincopallino qualunque in un bravo scirttore.
Tuttavia, il poveretto dimentica spesso che:
  1. La competenza in ambito letterario non è direttamente proporzionale alla quantità di testi letti, ma alla qualità, alla tipologia, e al modo in cui vengono letti (discorso lungo, forse ne riparleremo in altri articoli del blog).
  2. A nessuno frega un cazzo della sua opinione: l'unica cosa che conta per gli altri è la visiblità del blog (che può essere acquisita tramite i sistemi che vedremo fra poco), in modo da potersi mettere in mostra tramite i commenti e/o fare comment-marketing.
  3. Come per il punto 1, la bravura di uno scrittore non si basa sulla quantità di libri letti (a meno che tale quantità non sia davvero infima) o su pezzi di carta che riportano in svolazzanti caratteri la scritta "Dottore in lettere" o "Attestato di partecipazione al corso di scrittura creativa più fico d'Italia", ma su ben altri fattori (che ora non è certo il caso di elencare).
Se pensate che il quadro sia piuttosto deprimente, devo avvisarvi che questa prima analisi del tipico lit-blogger è comunque molto ottimistica. Se i veri motivi che spingono ad aprire un blog letterario fossero davvero quelli summenzionati, saremmo già un bel pezzo avanti lungo la strada che conduce fuori dallo Schifo. Nossignori, la scelta di aprire un lit-blog risponde quasi sempre a esigenze ben più abiette e primitive, e come al solito, per scovarle, bisogna procedere a ritroso, di frutto in frutto, di ramo in ramo, calarsi lungo il tronco, e scavare un paio di metri sotto terra, dove troveremo la radice di tutto, ovvero:
CAZZO, ESISTO ANCH'IO!

Non c'è altro. Il motore di tutto è puro e semplice egocentrismo, che ha trovato nella Rete delle Reti un humus ideale per attecchire e prosperare (trattandosi di un mezzo alla portata di chiunque abbia un computer da duecento euro e una connessione internet da venti euro al mese). Il lit-blog, dunque, non è altro che una delle conseguenze di questo Morbo che aggredisce un povero cristo fin da tenera età, e più precisamente dalla prima volta in cui si è messo a piangere perché la mamma gli ha tolto il suo giocattolo (l'egocentrismo è una diretta conseguenza dell'egoismo). Naturalmente, esistono anche eccezioni, ovvero blog il cui scopo primario è quello di diffondere pareri onesti e informazioni utili: in questi casi l'egocentrismo non è assente, ma rimane in secondo piano, così come dovrebbe essere (parlerò dettagliatamente di questi blog in qualche prossimo articolo).
Come già detto, il Morbo dell'egocentrismo ha trovato in internet terreno particolarmente fertile. Il meccanismo che si instaura è molto simile a quello che lega il tossico alla dose quotidiana: una raffica di "like" su facebook, o una valanga di visite sul proprio blog, determinano, per questi blogger particolarmente esposti all'azione del Morbo, lo stesso sollievo (e al contempo lo stesso danno) di una massiccia quantità di morfina (o altra droga). Nel caso specifico dei lit-blog, la malattia può manifestarsi a più livelli di gravità. In questo articolo esamineremo i casi più gravi e contagiosi.

Mi sbrilluccico d'immenso!

A questo punto è lecito chiedersi: come è possibile che queste creature coprofaghe riescano sistematicamente a ottenere la popolarità che tanto agognano? Semplice: caratteristica comune e punto di forza di questi immondezzai è la loro fittissima rete di cooperazione, una vera e propria lobby che promuove scambi di favori, raccomandazioni, pubblicità incrociate e via discorrendo. In definitiva, una mostruosa macchina autoreferenziale, che NULLA a che fare con la diffusione di ciò che è definibile "letteratura".
Come si può notare dallo schema, il modello organizzativo prediletto dai gestori dei lit-blog lick-blog è basato sulla topologia di rete completamente magliata, i cui vantaggi sono innegabili. Notate infatti come ogni blogghetto è connesso a tutti gli altri: in tal modo, ogni nodo di questa rete infernale riceverà supporto di vario genere da tutti gli altri, e a questi ultimi offrirà a sua volta il suo contributo i suoi cuoricini affinché il sistema prosperi.
Ma in che modo, esattamente, si esplicano tali attività di mutuo sostegno? Lo strumento principe è costituito senza dubbio dalla cosiddetta recensione, un termine ormai vilipeso, sputtanato, e abusato quanto quello che volgarmente indica l'organo genitale femminile. Manca solo che lo scrivano nei cessi pubblici, seguito dal numero di qualche blogghettàro compiacente che offre i suoi servizi - ovvero recenzioni pozitivizzime - in cambio di chissà quale "favore". Naturalmente, ciò che questi minchioni definiscono "recensione" non è assolutamente una recensione. Non ci somiglia nemmeno a una recensione. La funzione di una recensione, infatti, dovrebbe essere quella di analizzare i pregi e i difetti di un romanzo, e non quella di prendere per il culo le gente utilizzando questo termine per definire ciò che, in realtà, non è altro che una fastosa vetrina pubblicitaria avente il solo scopo di lodare le opere (quasi sempre infime) dello scribacchino di turno, che provvederà quanto prima (o avrà già provveduto) a ricambiare il favore sul suo blog.
Se ancora esistesse qualche anima innocente ignara del fatto che questo genere di favoritismi ha infestato da tempo la blogosfera letteraia, è possibile ottenere un facile riscontro visitando i suddetti blog (nel prosieguo dell'articolo suggerirò alcuni elementi chiave che permettono di idividuarli in maniera pressoché certa). Dopo aver letto qualche pagina, anche il più assiduo fan de L'isola dei famosi si renderebbe conto che qualcosa non quadra. In primis, il fatto che tutte le opere sono valutate positivamente (con le famose quattro o cinque stelline), tranne qualche rara eccezione, evidentemente messa lì apposta per salvare la faccia. E' ben noto come autori del calibro di S. King, Philip K. Dick, G. Orwell, Tolkien e compagnia bella, non abbiano ricevuto sempre e solo lodi, ma anche diverse critiche. Ma evidentemente gli autori di cui si occupano questi blog sono tutti geni.

Il meccanismo funziona alla grande, ve l'assicuro, poiché, grazie all'enorme potere del "Tutti per uno, uno per tutti!", e all'infaticabile lavoro di marketing di questa gente (ne parlerò meglio dopo), la diffusione sul web e la conseguente indicizzazione dei motori di ricerca è assicurata. Tanto è vero che a un certo punto - meglio tardi che mai, no? - le stesse case edtrici (e parlo di importanti case editrici) hanno ben pensato di stringere una Santa Alleanza con questa sorta di loggia massonica. In pratica: qualora tu abbia un lit-blog con un discreto seguito di lettori (ottenuti nel 99% dei casi grazie ai subdoli stratagemmi già menzionati), riceverai prima o poi una mail da parte di qualche lavascale impiegato in una casa editrice che, dopo le necessarie sviolinate sullo spessore culturale del tuo blog e fregnacce simili, ti propone di scrivere recensioni. Naturalmente, i libri ti verranno inviati dall'editore a titolo gratuito, il che sottintende (oppure ti verrà detto apertamente) che tu dovrai scrivere una recensione positiva. Il che vuol dire, in soldoni, che devi fargli pubblicità, spacciando i tuoi articoli per recensioni che, per definizione, dovrebbero invece essere obiettive. Che dire...in fondo parliamo del mestiere più antico del mondo. Lo scrittore? Non proprio...

...ma almeno in questo caso non c'è alcun inganno

In definitiva, una discreta fetta di questi blog, partiti come "innocenti" strumenti sfruttati da qualche imbrattacarte nostrano per farsi pubblicità, sono diventati ad oggi burattini nelle mani delle case editrici. Pensate un po' quale fiorente carriera, partire da un blog come questo gestito da una tizia cresciuta a pane e Twilight (sì, purtroppo i gestori di questi blog sono quasi sempre donne, non chiedetemi perché), per arrivare nientepopodimeno che a ospitare sul proprio blogghetto alcuni fra i nomi più altisonanti dell'editoria italiana, quelli che, per intenderci, hanno avuto l'onore e il merito di adornare le vetrine delle maggiori librerie italiane con pile di romanzetti rosa spacciati per fantasy, o romanzetti porno spacciati per sentimentali merda, libricini scritti da gente al cui confronto gli autori di Harmony avrebbero meritato il Nobel. Per non parlare poi del fatto che grazie a questo sistema si ricevono montagne di libri aggratis!

Breve manuale di sopravvivenza

Come salvarsi dalla pandemia? Da quanto detto finora potrebbe sembrare che il Potere di questa setta sia ormai inarginabile. Tuttavia, il tallone d'achille di questi baracconi sta nel fatto di essere facilmente riconoscibili grazie ad alcune caratteristiche ricorrenti, che indico di seguito. Anche la presenza di uno solo fra questi elementi, quindi, dovrebbe mettervi in allarme.

1) Sbrilluccichii. Caratteristica comune di questi blog è il massiccio uso di scritte glitterate, puntatori di mouse a forma di cuoricini, stelline o farfalline, e altri elementi grafici invadenti e/o di dubbio gusto, che vi daranno l'impressione di essere capitati in un sito di make up gestito da un fan di Platinette, piuttosto che in un blog di letteratura. E' di certo il fattore che maggiormente rivela la presenza di uno shit-lit-blog, proprio come le bollicine sulla pelle annunciano il morbillo.
2) Titolo del blog. I gestori di questi blog dispongono in genere di una fantasia piuttosto limitata, e la situazione è ulteriormanente compromessa dal misero bacino di vocaboli cui può attingere la loro memoria (non potrebbe essere diversamente considerando i vomitevoli romanzi che leggono). Pertanto, iniziate a preoccuarvi quando capitate su blog intitolati "romanticamente leggendo", "fantasticamente fantasy", "leggere per sognare" e amenità simili.
3) Numero di recensioni. I gestori di questi siti sono fedeli all'illusione che un blog strafiko debba per forza sfornare almeno un paio recensioni a settimana. Si instaura così anche una sorta di competizione fra blogger. Tuttavia, costoro non sembrano afferrare che il rapporto fra qualità e quantità è sempre inversamente proporzionale (oppure lo sanno ma se ne sbattono le palle). Discorso a parte va fatto per i blog asserviti alle case editrici: in questo caso la qualità della recensione è un fattore inutile quanto un buco del culo sul gomito, anzi, una recensione valida, e dunque obiettiva, finirebbe per creare solo rogne all'editore di turno, per ovvie ragioni.
4) Stile delle recensioni. Una buona recensione deve essere chiara, obiettiva, dettagliata...ma soprattutto, una buona recensione deve essere precisa. Espressioni del tipo "lo stile di quest'autore è fresco e audace!", "una storia coraggiosa che non mancherà di appassionarvi", "un romanzo dal ritmo incalzante con profondi risvolti passionali", "la trama a tratti si rivela noiosa", "una prosa raffinata e scorrevole" e compagnia bella, hanno un nome ben preciso: aria fritta. Il recensore onesto e preparato, infatti, dovrebbe di volta in volta "spacchettare" questi aggettivi vaghi, che di fatto non comunicano nulla al lettore, e spiegare quindi perché lo stile del romanzo è fresco e audace, perché la trama è noiosa, perché il ritmo è incalzante, e via dicendo. Ciò naturalmente richiede una preparazione in materia che il 99,9% di questi bloggettàri nemmeno si sogna. Per questo potrete facilmente riconoscere una recensione di merda, e dunque un lit-blog di merda, dalla presenza più o meno folta delle locuzioni segnalate.
5) Lunghezza recensioni. Intendiamoci, non è detto che una buona recensione debba coprire dieci fogli A4 con carattere in corpo 12 (anzi, in alcuni casi l'eccessiva prolissità può rivelarsi controproducente). Ma una critica di mezza paginetta traboccante di aggettivi fumosi e considerazioni inutili (come quelle che ho indicato nel punto precedente) non è indice di buona qualità del blog che state leggendo.
6) Reading-contest. Non mancano quasi mai: si tratta di competizioni in cui i blogger si sfidano a colpi di letture. Se leggi più di venti libri l'anno sei meh, se ne leggi più di trenta sei fiko, se ne leggi più di cinquanta sei Dio, e così via. Così, un povero cristo che in un anno legge dieci libri di Tolstoj (e magari li rilegge una seconda volta nell'arco dello stesso anno allo scopo di analizzare lo stile, comprendere più a fondo i temi trattati, o per semplice diletto) verrebbe etichettato come uno sfigato ignorante che legge pochi liBBri. L'aspetto più grave è che molti blogger (e utenti al seguito) prendono la questione molto seriamente, senza rendersi conto che, in verità, tali gare non hanno dignità e importanza maggiore di una "corsa del formaggio" (vedi video), con la differenza che non sono altrettanto divertenti e non hanno alcun valore folkloristico.


7) Blog tour. Altro strumento molto in voga fra i lit-blog-friends, che si accoppia con l'onestà intellettuale allo stesso modo in cui un rospo può accoppiarsi con un'aquila reale. Intendiamoci: il blog tour in quanto tale non ha nulla di maligno, ma l'uso e l'abuso che se ne fa lo rende uno degli strumenti più temibili nelle mani impiastricciate dei nostri letterati blogger. Se lo spirito del blog-tour fosse - ancora una volta - quello di promuovere solo i blog ritenuti validi, le cose andrebbero diversamente.
8) Banner pubblicitari. Come potevano mancare? Le pagine di questi blog ricordano spesso i tabelloni pubblicitari che fanno da sfondo alle interviste dei calciatori, dove si trova di tutto, dal marchio del nuovo Suv che va anche sott'acqua a quello dei pannolini che trasformano la merda in cioccolata. Nel caso dei lit-blog avremo: copertine di libri in antepima o in "wish-list", annunci di blog-tour o di eventi senza alcuna importanza, segnalazioni di contest, concorsi e altre iniziative inutili, banner di case editrici, banner del fruttivendolo sotto casa... Il risultato è una nauseabonda poltiglia colorata che provoca nel lettore un gran mal di testa e il desiderio di cancellare la parola "banner" dalla propria esistenza.
9) Guest post. Un blog di merda pubblicherà spesso e volentieri guest-post insulsi (e dunque in linea coi contenuti medi prodotti dal blogger), scritti ovviamente dall'amichetto di turno in cerca di pubblicità gratis. Ecco perché è molto difficile, se non impossibile, trovare guest-post su lit-blog seri, i cui autori possiedono in genere tutte le competenze e la volontà di gestire personalmente il proprio lavoro, e pertanto non hanno alcun alcun bisogno che altri intervengano nel loro sito, a meno che non si tratti di gente con le palle quadrate, in grado di offrire un reale valore aggiunto al blog (cosa che, ovviamente, capita assai di rado).

CONCLUSIONI

A questo punto è normale chiedersi: ma se io volessi aprire oggi un lit-blog serio? Risposta: lascia perdere. Forse potrebbe valerne la pena per diffondere qualche genere letterario ancora poco diffuso in Italia (come la bizzarro fiction), ma solo a patto di avere un'enorme passione, competenza e, soprattutto, una solida consapevolezza del fatto che, se non si vuole scendere a compromessi, quasi certamente non otterremo una visibilità paragonabile a quella dei blogghettàri asserviti al sistema di cui abbiamo parlato. Qualcuno dirà: "bene, meglio pochi ma buoni!", ma in realtà faticare giorni/settimane/mesi nella stesura di un certo numero di articoli validi, per poi rendersi conto che gli stessi sono stati letti da quattro gatti (che hanno avuto la fortuna di trovare il vostro blog fra i millemila stronzi che galleggiano nel web) potrebbe essere un'esperienza molto frustrante. Benché io sia a favore della libertà di espressione e di opinione, e dunque non proporrei mai la galera o altre sanzioni per questi blogghettàri, tuttavia non posso esimermi dal guidicare costoro - e tutti quelli che li supportano - come una vera e propria piaga, gente che di fatto "ruba" spazio al lavoro di altre persone più oneste e preparate che produrrebbero altri risultati. Di certo tornerò sull'argomento in maniera più approfondita. Per oggi basta così. Sono già abbastanza schifato, e penso anche voi.

SCHIFOMETRO


Lo Schifometro ha emesso il suo verdetto. Mi ha un pochino sorpreso non trovare la lancetta miseramente adagiata sull'infimo grado dello Schifo. Forse lo Schifometro ha voluto concedere a questa marmaglia un "voto di incoraggiamento", con la tiepida speranza che in tal modo le cose migliorino?

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