Iniziamo con qualche citazione da incorniciare:
La Letteratura Vera, di cui ci si può vantare, sarebbe quella di autentici inetti letterari come Baricco o compagnia.
È grazie alla percezione sociale che questa merda sia “Letteratura” che l’Italia ha meno lettori di altri paesi.
Roba che fa addormentare o disgustare per la propria vuotezza qualsiasi lettore non corrotto dal Bias del “se è Baricco è geniale, quindi deve considerarlo geniale anche se lo stesso testo se attribuito a uno sconosciuto lo giudicherei immondizia!”
Immondizia, buona per chi ama l’immondizia, ma non si fa né si giudica l’Arte con i bias dei mangiamerda. :-)
Alla fine a certi la merda spacciata per Letteratura, a furia di ripetersi che doveva piacere, ora piace davvero… si sono riprogrammati i cervelli andando contro milioni di anni di evoluzione che li spingevano a rigettare la merda. [Sì, vai così! Merda! Merda! Merda! Sono quasi all'orgasmo...NdEgo]
Le primizie che avete appena degustato rappresentano appena un accenno di ciò che il famoso (?) chef Duca di Baionette è in grado di offrire ai palati letterari più esigenti, quelli che “mobbastaveramenteperò, i lettori meritano dippiù!”.
Se cercate un'alternativa alla solita, triviale letteratura che istupidisce perfino gli individui meno istupidibili, il Duca propone menu a base di Ethos, Ingegno aristo(cra)telico (rammentiamo ai neofiti che solo l'Aristotele di cui parla sempre il Duca è quello Nobile, Augusto, quello Vero insomma), e la consueta, irrinunciabile spolverata di Escrementi.
E non è tutto. Nessuno avrà certo dimenticato i pregressi esperimenti alchemici del Duca, capaci di tramutare tutta la letteratura di Qualità nella Sua Letteratura di Qualità, e soprattutto di tramutare gli avventori più deboli in perfetti surrogati del Duca stesso. A titolo di esempio, citerò l'avventura dello scrivente che, colto da un subitaneo accesso di follia, ha osato varcare le soglie del blog Vaporteppa, il sinistro regale maniero del Duca.
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L'Occhio del Duca sorveglia l'Arte per tutti noi |
Armato di puro e semplice intento provocatorio (non potevo fare altrimenti, dovendomi presentare al Signore della Provocazione per eccellenza), mi sono accostato al Re e alle sue Guardie, ponendo loro osservazioni non prive di senso logico (sebbene, come già detto, pungenti e provocatorie). Pensando di fare cosa gradita al Duca, che non ama gli anonimi barbari che di tanto in tanto assaltano i suoi blog, ho anche voluto palesarmi per ciò che sono nella realtà non virtuale: un giovane viandante di trentasei anni, che legge tre-quattro romanzi al mese, e ha digerito numerosi manuali di scrittura (molti dei quali consigliati proprio dal Duca e, in generale, dalla sempiterna Scuola Gamberi). Ho aggiunto tali informazioni (che in altri contesti avrei certo tenuto per me) col solo scopo di persuadere il Duca con la sua stessa ingenuità, quella che gli fa etichettare come “bimbominkia adolescente che in vita sua ha letto solo Tolkien e Licia Troisi” chiunque si permetta di esprimere dissenso circa la
Qualità e la Bellezza delle opere che lui Approva.
Uno dei più insigni discepoli dal Duca non tarda a farsi avanti (a dire il vero non è stato l'unico, ma gli altri non sono che trascurabili apprendisti sputaveleno da due soldi). Si tratta di Francesco Menconi, che in replica ai miei commenti si esprime così:
Secondo me sei nella fase che Dara Marks chiama “Spinta verso il punto di rottura“, appena dopo il Risveglio che consegue al primo Turning Point. Quando ero io in quella fase – molto brutta – ho perlomeno evitato di fare crociate contro chi aveva causato l’Incidente Scatenante, giusto per evitare che nel caso di una Risoluzione non Tragica del mio Arco di Trasformazione, non finissi col non potermi rivolgere a chi se ne intende davvero. Sono stato una volpe.
Secondo il volpino Menconi, questo sarebbe un adattamento comico delle teorie di Dara Marks. Cosa ci sia di comico bisogna chiederlo al Duca, dal momento che questa presunta comicità la capiscono sempre e solo i ministri del culto. Tuttavia, bisogna riconoscere che qui l'allievo ha superato il Maestro: sfruttando come “materia prima” i miei pochi commenti al suo articolo (una trentina di righe in tutto), Menconi ha elaborato un profilo completo del mio io-scrittore. Complimenti, nemmeno lo sforzo congiunto di Jung, Kafka e Maria De Filippi avrebbe fatto meglio. Ma non è finita. Siccome Menconi non ci sta ad apparire come l'ennesimo burattino catechizzato dal Duca, aggiunge:
Ci sono alcune cose che a me non piacciono dei suoi metodi, e arrivo a dirti che probabilmente la sua attenzione ai dettagli è eccessiva in alcune circostanze
Un barlume di raziocinio, infine! Ma sarà autentico?
Ciò che più avvilisce, caro Menconi, non è l'eccesso di zelo del Duca, che peraltro non sempre conduce alla millantata
ineccepibilità del risultato, come abbiamo visto nella recensione de
Lo specchio di Atlante e come vedremo a breve con la storia degli Alieni mangiamerda. Il nocciolo della questione è molto più banale: il Duca reputa
imbecille (per usare un eufemismo) chiunque consideri mediocri le opere su cui ha lavorato, o chiunque consideri valide opere che lui ritiene mediocri, forte del fatto che Lui studia e applica le tecniche narrative in modo
scientifico. Non c'è spazio per opinioni, poiché (secondo lui) nella narrativa, come nella matematica, non esistono opinioni, ma solo Verità. E non è tutto. Al fine di stroncare la benché minima possibilità di critica nei suoi confronti, il Duca diffonde (più o meno velatamente) un messaggio ancora più radicale: la possibilità che egli applichi
male ciò che ha studiato, o che a volte possa aver
frainteso le indicazioni dei famosi manuali, o che le stesse regole possano talvolta essere opinabili, è
matematicamente impossibile.
In parole povere, il Duca si spaccia come
sommo conoscitore e
infallibile esecutore.
Proprio per questo Baricco sarebbe un povero mentecatto, e immagino che lo stesso possa dirsi di altri autori privi di uno stile
perfettamente misurabile, sul quale il Duca possa apporre squadra e compasso per tracciare i suoi grafici, quali il premio Nobel Gabriel García Márquez. Cito da
Cent'anni di solitudine:
[José Arcadio sta per avere un incontro con la lasciva Pilar Ternera, che lo ha sedotto]
Rimase immobile per un lungo momento, chiedendosi meravigliato come aveva fatto ad arrivare in quell'abisso di abbandono, quando una mano con tutte le dita tese, che tastava nelle tenebre, gli sfiorò il viso. Non si sorprese, perché senza saperlo se lo aspettava. Allora si affidò a quella mano, e in un terribile stato di spossatezza si lasciò portare in un luogo senza forma dove lo svestirono e lo sballottarono come un sacco di patate e lo girarono per il diritto e per il rovescio, in una oscurità insondabile nella quale le braccia gli erano di troppo, dove non si sentiva più odore di donna, ma di ammoniaca, e dove cercava di ricordarsi il viso di lei e si trovava davanti il viso di Ursula, confusamente cosciente che stava facendo qualcosa che da molto tempo desiderava si potesse fare, ma che non si era mai immaginato che in realtà si potesse fare, senza sapere come lo stava facendo perché non sapeva dove erano i piedi e dove la testa, né i piedi di chi né la testa di chi, e sentendo di non potere sopportare oltre il fruscio glaciale delle sue reni e l'aria delle sue viscere, e la paura, e l'ansia stupefatta di fuggire e nello stesso tempo di rimanere per sempre in quel silenzio esasperato e in quella solitudine spaventosa.
Immondizia, vero?
Ma torniamo alla mia disavventura su Vaporteppa.
Schernito, accusato di malafede (?) e alto tradimento, vengo infine bannato dal maniero. D'altronde, è mai stato accolto sui blog di questo satrapo qualcuno che abbia avuto l'ardire di contraddirlo? Ecco infine il Suo verdetto:
Hai un blog: insultami lì, fai quel che vuoi lì, non mi riguarda e non mi interessa, sono un adulto e le meccaniche degli asili non le capivo nemmeno quando ci andavo io all’asilo. Probabilmente perché sono un povero idiota, come suggerisci in modo piuttosto chiaro con le tue allusioni su quanto non capisco niente, non so fare niente, dirigo una collana a colpi di vaffanculo random e roba così.
L'infantilismo di queste parole si commenta da sé. Vale solo la pena rammentare che io non ho
mai offeso il Duca, ho riconosciuto anzi (più volte) il valore del suo progetto editoriale. Quanto al resto, mi sono permesso di criticarlo con
misurata ironia, cosa che lui ha sempre fatto con ben altra
presunzione,
pesantezza e cattivo gusto,
dapprima nel corso della sua lunga carriera di adoratore di Gamberetta, per arrivare in tempi recenti al masterpiece su Baricco. E a proposito di Baricco: a me
Novecento è piaciuto molto, e a quanto pare è piaciuto pure a
Giuseppe Tornatore che ha deciso di farci un
film.
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Perdonaci, Duca! Non siam degni di legger libri, noi handicappati della letteratura! |
L'ultima frase poi - quella in cui l'esimio tenta di ridicolizzare la mia ironia rimarcando di “dirigere una collana a colpi di vaffanculo random” - mi riempe di quell'affettuosa commiserazione di quando si guarda un animaletto scemo lanciarsi ancora e ancora contro un vetro, senza che riesca a capire cosa lo fermi (citazione: l'animaletto scemo sarebbe
Licia Troisi, secondo il Duca). Tralasciando il fatto che la casa editrice per cui lavora il Duca (Antonio Tombolini Editore) è nata da pochissimo, e che sarebbe quindi azzardato giudicarne oggi i meriti o i demeriti, trovo singolare, ad esempio, che Amanda Pitto, direttrice editoriale della collana
Amaranta (proprio per Tombolini), si dichiari sul mio blog del tutto estranea alle "colorite" invettive del Duca. Del resto, se il Duca ammettesse i suoi piccoli difetti di personalità, e diventasse in generale un po' più umile, ne gioverebbero tutti: casa editrice, autori e lettori. Accade invece tutt'altro: egli sostiene di usare in genere toni “
molto morbidi e possibilisti”. Evidentemente è così: nel mondo in cui il Duca crede di vivere, quello in cui lui è il Gegno incompreso della letteratura, scrivere articoli come quello su Baricco (che, ripeto, è solo la punta di un iceberg) significa usare toni morbidi e possibilisti.
Ma il nostro Re non si arresta certo di fronte a una mera, perdonabile incapacità di autocritica. No, il deliquio giunge al parossismo quando se ne esce con “cose” di questo tipo:
L’ethos: ai miei autori lo insegno di base, non si può capire nulla davvero bene senza capire quello. E non parlo solo di narrativa, si parla di vita.
Capito miseri vermi? Lui vi insegna l'ethos, vi insegna a vivere.
Non aggiungo altro.
Spassoso poi il fatto che il Duca mi accusi di "untuose dichiarazioni di sospetta ammirazione" al fine di aumentare le visite sul mio blog (ok, confesso: ho sempre pensato che il mio blog avrebbe fatto mille visite al giorno – come già fanno altri miei blog del resto – grazie ai miei untuosi commenti postati su Vaporteppa ^__^). E che dire delle sue attenzioni paterne: ma sei proprio sicuro che sia io quello che abbisogna di "calore umano" ed "esami di coscienza", mio caro babbo Duca?
Insomma, penso che il quadro sia abbastanza chiaro.
Vediamo ora una breve recensione dell'opera Alieni coprofagi dallo spazio profondo, visto che l'ho appena letto e non ritengo opportuno farne un post a parte. Vi ricordo che la recensione è SPOILERANTE.
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Non mi dilungherò come per
Lo Specchio di Atlante, anche perché immagino che un'analisi approfondita interessi a ben pochi. Credo infatti che una considerevole fetta dei fedeli di Vaporteppa sia costituita dalla fronda più estremista/esaltata della Scuola Duca-Gamberi: sarebbe un inutile dispendio di tempo tentare di convincere costoro che le opere promosse dal Duca
potrebbero non essere poi così magnifiche (ovviamente mi riferisco alle opere di autori italiani, scelte e lavorate dal Duca, non ai romanzi tradotti). C'è anche da dire che, a parte le (poche) opinioni presenti su Amazon (il cui valore lascia il tempo che trova, sia per lo scarso approfondimento, sia per la
solita storia delle stelline...), su internet si trova ben poco riguardo Vaporteppa. Fanno eccezione le ottime recensioni del
Tapiro, blogger che gode della mia massima stima (
Tapirullanza è a mio avviso il miglior lit-blog italiano), ma, ahimè, vecchio "amico" del Duca sul blog di Gamberetta. Non ci metto la mano sul fuoco, ma immagino che in mancanza di tale pregresso "legame gamberesco", i pareri del Tapiro nei confronti delle opere curate dal Duca sarebbero più severi. Oppure può anche darsi che il Tapiro, come me, apprezzi molto l'intento e l'impegno che distinguono il progetto Vaporteppa dallo sterco che asfissia il mondo editoriale italiano, e che cerchi quindi di "spingerlo" (più o meno consciamente) con recensioni abbastanza accondiscendenti, che comunque non mancano di evidenziare i problemi di tali opere. In ogni caso, mi tengo il beneficio del dubbio.
Passiamo quindi a una breve analisi degli alieni coprofagi.
Lo stile è quello a cui il Duca ci ha abituati: tagliare il superfluo, esaltare il necessario. L'intento è buono, e in linea con le moderne regole e convenzioni della narrativa, ma il risultato è discutibile. In molti casi, l'eccessiva ricercatezza sortisce effetti contrari a quelli desiderati. Ad esempio, non amo imbattermi in termini poco "user-friendly" come:
Si avvicinò e le sclere scintillarono in mezzo al blu del viso.
Temo che almeno il 75,65% della popolazione italiana
non sappia cosa sia una sclera, perché costringerci a consultare un vocabolario?
Col piede urtò un tupperware dal coperchio verde.
La percentuale sale all'80,43%.
Non mancano similitudini "azzardate", che lasciano perplessi:
I burrito della sera prima, come alpini scafati, erano aggrappati alle pareti del suo stomaco e valutavano se iniziare una scalata.
No, Nunzio, non mi pare proprio la situazione adatta per pensare ad alpini in procinto di scalare una parete.
Inoltre, mi sono imbattuto spesso in descrizioni dall'effetto non immediato (nel senso che ho dovuto rileggerle almeno un paio di volte per visualizzare la scena), del tipo:
[Nunzio] Volò indietro, picchiò la nuca contro la stampante e spiaggiò sul pavimento. Il neon sfarfallò una risata, subito sostituita dalla faccia incazzata di Talenti.
In altri casi, ho riscontrato dettagli inutili e/o fastidiosi, che sfociano nell'abuso del famigerato
Show don' tell in situazioni che
non lo richiedevano:
[Nunzio] Si trascinò verso l'uscita, le gambe pesanti come cosciotti di prosciutto. Scese lungo le scale. Lo smartphone vibrò contro il prosciutto destro. Si fermò al piano ammezzato e prese l'apparecchio: un messaggio.
La medesima scena poteva essere descritta in metà parole, sacrificando qualche dettaglio inutile (soprattutto "il piano ammezzato").
Sollevò il piede e lo calò sulla leva del cassonetto. La bocca di ferro si spalancò in tutto il suo fetore e Nunzio le diede in pasto lo scatolone con dentro lo scudo rosso durato meno di cinque minuti.
Bastava scrivere: aprì il bidone e vi scaraventò dentro lo scatolone con dentro lo scudo rosso durato meno di cinque minuti.
Chen girò la chiave e spinse l'acceleratore, girò il volante. La vettura uscì dal parcheggio.
Hai dimenticato: allacciò la cintura, regolò la posizione dello specchietto retrovisore e controllò il livello della benzina.
O anche:
Nunzio schiacciò il tasto col simbolo della chiave e riappese la cornetta.
Troppo banale scrivere "Nunzio schiacciò il tasto per aprire e riappese"?
Un'alga scura e convessa, carica di ragù, picchiò sulle labbra di Nunzio.
Alghe convesse?!
E che dire di
questo:
Nunzio spinse il carrello vicino alla cassa sette. Calò le braccia nelle buste della spesa e poggiò cinque sacchetti di patatine al bacon, cinque pacchi di pop-corn per microonde, bastoncini di pesce, patatine fritte surgelate, cordon bleu, due secchielli di gelato gusto mou, bruschette surgelate, tre pacchi di biscotti al cacao, quattro bottiglie di succo di mela, ketchup piccante, maionese, salsa barbecue, salsa worcester, salsa rosa, tre pacchi di costine, due di hamburger, un merlot e un cabernet, tre salami, un pezzo di gorgonzola, un triangolo di grana padano, una boccetta di aglio in polvere, tre pesti e cinque sughi pronti, due burrate, tre pacchi di caramelle acide, sei spiedini, del succo di limone, un vaso di Nutella da 825 grammi, sette buste di risotti pronti, olio aromatizzato al rosmarino, quattro scatole di cereali al cioccolato, arachidi, burro di arachidi, cinque pacchi di caffè, quattro confezioni di budino alla vaniglia, tre pacchi di spaghetti, due di rigatoni, tre di pennette rigate, uno di fusilli, un kit per la preparazione dei burrito, due chili di burro, sciroppo d’acero, tre scatole di sofficini, olio per friggere, dentifricio e spazzolino, schiuma da barba e lamette, due pacchi maxi di carta igienica.
Nel romanzo
Il Ninja morbosamente obeso di C. Mellick III troviamo un elenco abbastanza simile. Tuttavia Mellick ha ben pensato di moderarsi, buttando giù solo poche righe, più che sufficienti per ottenere l'effetto voluto. Ma il Duca, si sa, ama fare le cose in grande. Risultato? Arrivato al grana padano, ho saltato a piè pari l'elenco.
Non manca qualche errore nella gestione del POV, esempio:
Una fastidiosa erezione disegnò una mezzaluna contro la tuta di Nunzio.
Il punto di vista è saldamente ancorato a Nunzio. Come è possibile che lui, panzone da circo, abbia potuto vedere la mezzaluna formata dalla sua erezione? D'altra parte, non penso che Nunzio godesse degli stessi privilegi di gente come Rocco Siffredi.
Riassumendo, direi che in linea di massima non siamo di fronte a veri e propri errori. In altri casi probabilmente non ne avrei fatto menzione, ma qui si parla di Vaporteppa: nel tempio della perfezione nulla può essere concesso. Tuttavia, si conferma l'impressione già avuta leggendo altre opere curate dal Duca: sebbene lo stile sia generalmente buono (trasparente, etc), trovo a tratti una certa pesantezza. La lettura non è sempre scorrevole, come invece accade con le opere di Carlton Mellick III (cito Mellick poiché l'opera in questione, sebbene non rientrante appieno nella categoria Bizzarro, presenta molte somiglianze con le produzioni di Mellick e autori simili), che pure è capace di infilare in un unico romanzo tonnellate di elementi weird, azione, e ambientazioni tanto assurde quanto "palpabili". Amo lo stile di Mellick proprio per l'estrema semplicità, leggerezza, scorrevolezza, ma evidentemente lui non ha bisogno di far notare agli altri quanto cazzo è bravo a scrivere.
Passiamo all'esame della trama, dove ho riscontrato i problemi più grossi. Tanto per cominciare, il romanzo risulta troppo lungo se proporzionato all'esiguità del plot. Cento pagine per una storia del genere sono decisamente troppe. La tensione ne risulta penalizzata, diluita tra dialoghi ed eventi del tutto secondari, da eliminare in tronco, soprattutto in alcuni capitoli. Sembra quasi che l'autore, partendo da un'idea tutto sommato originale e divertente (alieni che mangiano merda, a me piace), abbia fatto carte false per confezionare un romanzo che giustificasse il prezzo dell'ebook.
L'arco di trasformazione del protagonista, poi, è inaccettabile. Si parte da un ciccione frustrato, caricatura sfigata di Fantozzi, che da un momento all'altro diventa un condottiero più cazzuto, atletico e risoluto del suo idolo Schwarzenegger. Cambiamenti di questo genere non avvengono in maniera così repentina. Il risultato è che mentre il Nunzio cicciomerda è simpatico e abbastanza credibile, il Nunzio-Terminator appare inconsistente e ridicolo.
Stesso dicasi per il modo in cui Nunzio riesce a infinocchiare l'alieno per evadere di prigione: una trovata davvero pessima. Non posso credere che un essere in grado di pilotare una nave spaziale sia così stupido da cadere in un tranello simile.
Inoltre, trovo abbastanza discutibile l'umorismo che permea l'opera. Non ho alcun preconcetto nei confronti di volgarità e umorismo nero, tutt'altro, ma nelle opere di Vaporteppa - come al solito - si esagera: ciò che inizialmente è piacevole e genuino finisce così per diventare pesante e artificioso (mi riferisco ad esempio alla trovata delle scenette di Star Wars disegnate sulle maglie degli alieni, ripetuta fino alla nausea).
Il finale poi è abbastanza scontato, ma non credo si potesse fare di meglio.
Conclusioni
Un'opera interessante, originale, a tratti spassosa. Se fosse stata scritta in metà pagine e con uno stile più sobrio, il mio giudizio sarebbe stato sicuramente positivo (e avrei meglio digerito anche la dubbia metamorfosi di Nunzio da sfigato a eroe). In questo caso, non posso che esprimermi con un: Mah.

Concludo questo lungo articolo con una confessione: mi piacerebbe lavorare con il Duca. E' incontestabile il fatto che sia molto preparato nella sua materia, e chiunque ami il fantasy (soprattutto steampunk e bizzarro) dovrebbe quantomeno prenderlo in considerazione. Pertanto, è possibile che prima o poi gli sottoponga qualcosa, al solo scopo di "toccare con mano" i suoi metodi, i suoi consigli e tutto il resto (sì, anche l'ethos!).
Le probabilità che da un nostro eventuale incontro letterario possa nascere un'opera su Vaporteppa è pressoché nulla (anche se lui volesse), per ovvie ragioni. Ma io sono del parare che nella vita è bene provare un po' di tutto, pur di non annoiarsi. Perfino il Duca.